Archivi del giorno: marzo 30, 2013

La scelta (parte II)

di Michele Scoppetta

(continua da QUI)

Stavo per tornare indietro. Ero stanco dei futuri e di quello che sarei potuto diventare. Mi girai e stavo per tuffarmi nel libro che già avevo letto. Mi bloccò una musica. Era un sax, o qualcosa che ci somigliava molto. La musica, il mio blues, tenta ogni volta di strapparmi la pelle dalla carne. La colpa è dei brividi, il metro di misura delle emozioni. Funziona così, ma devi esser disposto a tormentare il cuore con spilli acuminati di una malinconia che non sai nemmeno da dove proviene.

Comunque sia, mi voltai. C’era un cane che mi guardava. Il mio vecchio cane. Era vissuto quattordici stagioni e poi se ne era andato in silenzio. Con un sedile sotto al culo e un volante tra le zampe, avrebbe guidato qualunque auto. Era molto intelligente, non abbaiava mai a vanvera.

– Meglio che tu non vada – mi fece sapere. – Ho qualcosa di meglio da farti provare.

Lo guardai con gli occhi sgranati, senza fare nemmeno un fiato. – Ti stai chiedendo perché io, vero? Non ti sei mai fidato delle persone, e forse hai fatto bene. Se sono qui è perché di me ti fidavi, in qualche modo. In questo spazio puoi anche comprendermi. Ora vieni, voglio mostrarti qualcosa.

Era un aggeggio alto almeno cinque metri, un impianto di distribuzione o qualcosa del genere.

– Meglio di un viaggio nel passato. E’ un accumulatore di attimi. Vedi? Sta selezionando i tuoi ventinove e rotti anni e puoi scegliere un momento della tua vita passata da rivivere. Un pezzo di storia, fermo e statico, incantato.

Lo guardai perplesso. – Dai, prova. Metti una mano qua sopra e pensa a qualcosa di bello del tuo passato. Concentrati. Così feci. Ci pensai pochi istanti, poi partii. Il mio attimo.

Era un giorno come un altro, una domenica forse. La preparazione di una torta. Fissai l’immagine di mia zia che stava per sfornarla, davanti a quasi tutta la mia famiglia. Lì bloccai tutto. Sentivo l’eccitazione e la preoccupazione del risultato nel cuore di mia zia, la felicità dello stare insieme di mia nonna, la soddisfazione di mia mamma. E il profumo. Non quello della torta. Un profumo intenso, come di gioia che sta per esplodere all’improvviso. Era così, ma non ci avevo mai fatto caso. Era bello da vivere, l’attimo. Ma anche faticoso e doloroso. Quando tolsi la mano da quell’aggeggio qualche lacrima mi aveva rigato a fuoco la guancia. Il mio cane mi leccò l’altra mano e mi accovacciai per abbracciarlo.

– Non tornare indietro, mai. Fermati qua e usa l’accumulatore. Se vuoi c’è anche questo.

Mi mostrò un dispositivo simile. – Si tratta di un riavvolgitore di eventi. Metti per esempio una bomba fatta cadere su una nazione. Torni indietro, lentamente. Senti la preoccupazione dei piloti che sganciano l’ordigno, poi il viaggio che hanno fatto fino ad arrivare al punto di partenza. Ti puoi spingere lontano, fino a quando la bomba venne costruita. Puoi sentire le emozioni devianti dei creatori e così via. Può esser utile per cambiare un evento disastroso con il suo momento primordiale, che spesso risulta stupefacente.

– Grazie – riuscii a dire. Poi ci salutammo e non l’ho mai più rivisto nel corso di tutte le mie esplorazioni. Non sono mai andato indietro nel tempo.

Ho solo immaginato la mia morte. Non c’era in nessuno di quei cunicoli. Mi perderò in una luce violetta e blu cobalto, lentamente. Ma sorriderò, certo che lo farò. Abbasserò il pollice, l’indice, l’anulare e il mignolo e terrò in erezione il medio su quello che resta del mondo e, dannazione, riuscirò ad andarmene sghignazzando, magari recitando una Supercazzola inventata al momento.

Non ho ancora deciso in merito a questo. So di avere ancora del tempo. E se anche voi volete averne, dovrete lanciare una monetina e farla cadere in verticale. Né testa, né croce. E non è vero che non c’è una scelta in questa cosa. Per come la vedo io, quella moneta vi sta dicendo che il futuro e il passato dipendono tutti e due da ciò che vorrete fare nel vostro presente.

Sentite. Io viaggio nel tempo, ma non è una novità per chi mi conosce. E se avrete abbastanza energia per potervi gustare appieno la vita, qualunque vita voi abbiate, allora prima o poi ci incontreremo in qualche tunnel. Ci saluteremo magari, parleremo delle nostre esperienze. Quello che è certo, è che non tornerete mai gli stessi di prima. Che è una gran cosa, davvero.

“L’universo non avrà mai fine, perché proprio quando sembra che l’oscurità abbia distrutto ogni cosa, e appare davvero trascendente, i nuovi semi della luce rinascono dall’abisso”. (Philip K. Dick)